Il Work Package (WP1) “Pericolosità Naturale e Georisorse” è costituito da tre tematiche – pericolosità naturale, sviluppo tecnologico e georisorse che sono proprio i contenuti delle tre Azioni attorno alle quali si sono aggregate le unità di ricerca scientifiche, che rappresentano il braccio operativo del progetto. I principali risultati scientifici raggiunti finora sono di seguito riepilogati.
AZ1- Pericolosità Geologica in Mare Profondo
Mappatura dei principali lineamenti di pericolosità geologica sottomarina (scala 1:50.000) distinguendo i casi di maggiore rilevanza scientifica e criticità. Gli elementi di pericolosità più ricorrenti sono costituiti da canyon sottomarini con testate che incidono il ciglio della piattaforma che in gran parte dei margini dell'Italia meridionale si colloca pericolosamente a poca distanza dalla costa.
Ortofoto e rilievo ombreggiato del settore antistante Capo Calavà –Sicilia settentrionale - dove si osserva lo sviluppo di un fitto reticolo di canyon sottomarini che incidono profondamente la piattaforma continentale |
AZ2- Avanzamento metodologico nella definizione delle pericolosità naturali in mare profondo.
Costruzione di due prototipi di OBS (sismometri da fondo mare) con l’obiettivo di disporre entro la fine del progetto di strumenti modulari e a basso costo che possano servire per attività di sismica attiva, sismologia passiva e registrazione del rumore in ambiente marino. Redazione di protocolli di attuazione per la caratterizzazione della pericolosità di aree offshore nelle situazioni di frana sottomarina su pendio, canyon sottomarino e faglia attiva.
Sempre per la definizione delle pericolosità geologiche, è stata ottenuta la prima datazione di tipo moderno su un basalto del vulcano sotomaino Marsili, dragato sul ripido margine NE dell’edifico a circa 3.000 metri di profondità, cheha dato un'età 40Ar-39Ar di circa 200 ka.
A3- Georisorse e problemi legati al loro sfruttamento.
Sono state effettuate un’estensione regionale e una mappatura delle risorse di elementi critici nelle aree di emissioni di fluidi (idrotermali e venute fredde) nel Tirreno meridionale con:
analisi isotopi stabili (C ed O) su aragonite/calcite e siderite autigene di diapiri di fango;
analisi XRF su campioni di mineralizzazioni autigene da venute fredde e siti idrotermali;
analisi del gruppo dei platinoidi (platino, rutenio, rodio, palladio, osmio e iridio);
analisi XRF di croste a idrossidi di sorgenti idrotermali e sorgenti fredde del Bacino di Paola;
analisi isotopiche su campioni di zolfo nativo e su pirite.
Sono anche stati effettuati il censimento e la mappatura di depositi sabbiosi relitti potenzialmente utilizzabili per ripascimento di litorali in erosione sulle piattaforme del Lazio e della Calabria Tirrenica.
In alto: esempio di gas plume rilevati nella colonna d’acqua utilizzando il sistema multibeam. In basso, estrazione dei plume in 3D sovraimposti alla batimetria |